sabato, Aprile 27, 2024
Attualità

Il giorno mancato

Ci siamo, anche quest’anno l’anno scolastico si avvicina alla conclusione, ma, a differenza degli scorsi anni, il 2020 sarà ricordato da studenti, maestri, professori ed operatori, come l’anno dell’assenza, della mancanza.

Dal 4 marzo, infatti, il caos dei corridoi, il fermento nelle aule e le urla spensierate nei giardini delle scuole, hanno lasciato il posto ad un assordante silenzio.

La classica didattica ha dovuto, per necessità, dare spazio alla Didattica A Distanza (DAD per gli amici), così docenti ed alunni hanno potuto continuare, con non poche difficoltà, ad incontrarsi virtualmente per poter concludere al meglio il cammino intrapreso insieme a settembre.

Ma se è vero che grazie ai meeting virtuali bambini e ragazzi si sono incontrati in rete, è anche vero che tutto ció non ha niente in comune con la vera essenza dell’incontro. I ragazzi e gli insegnanti non potranno dirsi “arrivederci” guardandosi realmente negli occhi, non potranno salutarsi di persona augurandosi il meglio per l’estate, non potranno abbracciarsi e questa é la cosa che forse pesa e manca di più nel mondo della scuola in questo momento.

Abbiamo chiesto ad alunni, collaboratori e docenti tra i nostri lettori, quale sarà la cosa che più gli mancherà dell’ultimo giorno di scuola. Il risultato del sondaggio ha portato a risposte diverse, ma che in fondo sono cariche dello stesso sentimento.

Veronica, che quest’anno ha frequentato la quinta elementare, ci dice:

“Essendo questo l’ultimo anno delle elementari, mi dispiace non poter abbracciare per l’ultima volta le mie maestre e i miei compagni con i quali ho condiviso cinque anni bellissimi”

Anche dalle parole di Martina, al primo anno della scuola secondaria, si evince tanta malinconia:

La cosa che più mi dispiace è non aver avuto il tempo necessario per conoscere meglio tutti i miei nuovi compagni di classe, godermi il primo anno delle scuole medie con loro…Mi mancheranno i loro abbracci e le parole di conforto…”

E ancora Gaia:

“Mi dispiacerà molto non poter salutare i miei compagni, abbracciarli e parlare di cosa faremo quest’estate. In poco tempo abbiamo legato molto e… mi mancherà poterci scambiare un vero abbraccio”

Anche ad Osas, Kristian e molti altri loro coetanei, mancheranno l’adrenalina prodotta dal conto alla rovescia urlato a squarciagola all’unisono con compagni e insegnanti, gli abbracci scambiati davanti al cancello della scuola e la condivisione dei progetti di un’estate che quest’anno sarà di sicuro diversa dalle precedenti.

Nelle parole di Margherita ritroviamo il pensiero e le sensazioni di tutti quei ragazzi che quest’anno concludono un ciclo di studi che di sicuro ha segnato la loro vita.

“Mi mancherà non aver potuto vivere la conclusione di un ciclo scolastico difficile, ma allo stesso tempo molto speciale, in cui sono nate nuove bellissime amicizie… Mi mancherà l’ansia e la paura prima degli esami, ma soprattutto, quello che più mi spiace, è non aver vissuto e condiviso con gli amici più di due mesi della mia vita”

Molti dei pensieri, delle sensazioni e dei rimpianti dei ragazzi sono condivisi da una grande fetta di docenti, tra i tanti messaggi che ci sono giunti, le parole di Anna sintetizzano perfettamente il sentimento comune:

“Dell’ultimo giorno di scuola mi mancherà percepire la lacerazione, lo strappo nel vederli andare seppur per soli tre mesi. Perché quel dolore sottile mi restituisce sempre, in modo limpido e definitivo, la dimensione reale della mia relazione con loro. Dimensione che spesso, per frustrazione o stanchezza, durante l’anno purtroppo mi sfugge”.

Tirando le somme, dal nostro sondaggio è scaturito quello che tutti già sapevamo. La scuola non è fatta solo di libri, numeri, parole, test ed esami; la scuola è soprattutto fatta di persone, di sentimenti, di incontri, di sensazioni che, purtroppo, dietro lo schermo di un pc, non hanno modo di crescere, svilupparsi, modificarsi.

L’ultimo giorno di scuola è racchiuso nell’immagine del palloncino che, in seguito a piccoli, costanti e amorevoli soffi, ha raggiunto la dimensione giusta per poter prendere il volo, viene lasciato libero di volare e sperimentare le esperienze di cui è carico.

“Quello che mi mancherà di più dell’ultimo giorno di scuola sarà la piacevole sensazione che provo quando, alla fine del conto alla rovescia dei ragazzi, suono la campanella regalandogli cosí la tanto attesa libertà”

(Mario, collaboratore scolastico).

Valentina C.

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