mercoledì, Novembre 6, 2024
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Scelti per voi. Romanzi in cui rifugiarsi nelle fredde sere d’autunno.

Il profumo della prima legna arsa, delle caldarroste e delle foglie bagnate dalle piogge di ottobre, ci invitano a trascorrere le serate in poltrona, avvolti nel caldo abbraccio di un plaid, persi tra le pagine di un romanzo.

Questo mese abbiamo scelto e letto per voi due romanzi più o meno recenti e acclamati dalla critica e ne abbiamo spolverato uno che occupa gli scaffali della nostra libreria da circa dodici anni e di cui, a parer nostro, non potevamo tenervi all’oscuro.

Partiamo con uno dei romanzi più “recenti”.

L’essenza de “I divoratori” di Stefano Sgambati è tutta racchiusa in questa citazione, ispirata appunto dal romanzo stesso:

“La felicità per quanto vicina è sempre irraggiungibile” (Vito G.)

Il nuovo libro di Sgambati ci porta ad esplorare l’animo umano attraverso una serie di personaggi, alle volte un po’ stereotipati, ma che intimamente raccontano il nostro tempo.

Il romanzo è ambientato in un ristorante di una piovosa Milano. Una giostra di figure, dalla coppia vip, alla coppia clandestina, solo per citarne alcuni.

Uno spaccato del mondo, del nostro tempo dove la banalità del personaggio è esasperata fino a rendere l’analisi dello stesso una lettura interiore di noi stessi.

Facilmente ci si identifica con uno o più personaggi o ci si affeziona a qualcuno di essi.

Tutti sono alla ricerca della felicità estrema, malgrado abbiano già un loro posto nel mondo. Questo è il tema centrale del romanzo e Sgambati abilmente contrappone sempre quello che si ha con quello che si potrebbe avere, malgrado quello che si possiede sia frutto di quello che vogliamo.

La bellezza del libro è lo stile con cui è scritto. Una narrazione straordinaria, l’utilizzo delle parole, la descrizione dei personaggi e dei luoghi è svolta da Sgambati in maniera sublime.

Forse questo racconto non coglie a pieno la complessità dell’animo umano, ma sicuramente ci regalerà una pace e un piacere di leggere l’italiano nella sua forma più ricercata.

Si parla sempre di vite, di animo umano e di intrecci inopinati, nel romanzo di Valerie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori”.

Cambiare l’acqua ai fiori è il romanzo che è diventato un vero caso letterario per puro e semplice merito.

Valerie Perrin è riuscita nell’impresa di trovare un equilibrio tra mondi letterari, vite e avvenimenti apparentemente incompatibili.

Con una scrittura avvincente e accattivante, Valerie Perrin ci accompagna nel complicato mondo di Violette, una donna apparentemente semplice, ma che si rivelerà già dalle prime pagine una figura complessa.

Un girotondo di personaggi intrecciati tra loro con sorprendente perizia. Un segreto svelato in un capitolo darà vita ad un nuovo ginepraio da risolvere nel capitolo successivo.

Tra le pagine del romanzo si susseguono e si intrecciano una moltitudine di emozioni, magistralmente equilibrate e legate tra loro.

Il mondo dei vivi si collega a quello dei morti e quello che nelle prime pagine sembra avere le sembianze di un romanzo rosa, si trasforma in un avvincente giallo.

Il romanzo si lascia scoprire pagina dopo pagina senza annoiare il lettore, lo stile di scrittura risulta seducente e mai banale nonostante la sua semplicitá.

Ma facciamo un salto indietro nel passato e nei ricordi. Spolveriamo un “vecchio” romanzo che amo particolarmente perché ricco di significato metaforico.

Datato 2008 “Firmino” di Sam Savage è un romanzo degno di essere letto fino all’ultima pagina e, perché no, riletto anche a distanza di tempo.

“Firmino” è la storia di un ratto nato in una soffitta di una piccola libreria di Boston. Ultimo e il più gracile di tredici fratelli, Firmino affronterà fin da subito le avversità della vita, trovandosi a dover lottare per la sopravvivenza.

In mancanza di altro inizierà a cibarsi di libri da cui ricaverà nutrimento, non solo per lo stomaco, ma anche per mente e anima; infatti, ben presto scoprirà di essere in grado di leggerli e capirli quei romanzi di cui si nutre.

Il protagonista del libro rappresenta il lettore per eccellenza, è lo specchio di tutti coloro che fanno della lettura una ragione di vita.

Savage, attraverso l’esperienza di Firmino, sottolinea quanto il sapere ci renda liberi e come si possa entrare a contatto con mondi diversi attraverso le pagine di un libro.

Il romanzo ha ottenuto critiche di diverso genere, acclamato da alcuni e criticato da altri, ma risulta di facile lettura, a mio avviso mai pesante né banale.

Sotto le sembianze di una favola metropolitana, si nasconde qualcosa di più profondo che ci accorgeremo di aver scoperto solo quando giungeremo all’ultima pagina del romanzo.

Vi lascio proprio con una frase tratta dal libro:

“i buoni libri si divorano e lasciano il miele in bocca e un po’ d’amaro nelle viscere”.  

Valentina C.

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